Valutare l’impatto sociale nei progetti sullo spazio pubblico

15 Aprile 2020

Questo intervento, curato da Sara Depedri, è parte degli atti del convegno “Quartieri di qualità. Una riflessione a partire dagli spazi intorno alle scuole” del 17 gennaio 2020. L’evento è stato organizzato da Scuola Pascoli – Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo di Torino.


Si parte da cosa sia la valutazione dell’impatto sociale, riportando una definizione, quella usata oggi anche giuridicamente, che delinea la valutazione dell’impatto come ricaduta di breve medio e lungo periodo, di natura sia quantitativa che qualitativa, di un’attività sulla sua collettività e quindi sulla totalità dei soggetti all’interno di un determinato territorio. Parlare di impatto sociale significa appunto andare innanzitutto al di là di quelli che sono gli elementi esclusivamente monetari. È vero che la grande discussione talvolta è quella che anche gli elementi di natura qualitativa, anche il benessere delle persone, può essere poi monetizzato e oggettivizzato, e in questa direzione si sono mossi alcuni dei sistemi di calcolo della valutazione dell’impatto sociale.

Tuttavia, alcune dimensioni hanno una natura valoriale che è ben diversa da quella monetaria: parliamo della crescita delle persone in termini di felicità, di benessere e di elementi culturali, di conoscenza, di capitale sociale (dalla fiducia che si ha nel prossimo, a come si spende il proprio tempo all’interno della società, alle relazioni che si coltivano).

Questi elementi hanno una natura qualitativa alla quale molto spesso è impossibile dare poi un valore economico. Tuttavia, si tratta molto spesso di elementi che possiamo quantificare dal punto di vista numerico, dal punto di vista del risultato, dal punto di vista di indicatori; e quindi il compito di una  valutazione dell’impatto sociale è proprio quello di cercare di trovare i giusti indici e i giusti indicatori per riuscire ad esprimere tutte queste ricadute.

Quali sono in sostanza i cambiamenti che un ente o un’azione producono all’interno dei territori, all’interno della società, non guardando soltanto alla loro presenza per un anno ma anche a quelli che sono i movimenti, le interazioni progressive e quindi le ricadute più di lungo periodo e quello che potrà essere lasciato? Si parlava poc’anzi di un effetto dell’ambiente intorno alle scuole sulle percezioni dei bambini e sul correlato senso civico nell’adulto di domani. Questo è impatto sociale.

L’impatto sociale è quindi tanto più forte quanto più le azioni sono in grado di influenzare quel tessuto sociale, quel comportamento. Con ricadute anche potenzialmente poi di tipo economico. Ecco perché la valutazione dell’impatto sociale, tecnicamente, molte volte si associa anche a una catena di creazione del valore dell’impatto sociale, nella quale si fanno riflessioni sulle risorse che sono state investite nell’azione, sui processi attivati (anche in modo innovativo, come nel caso dell’attivazione della cittadinanza), su quelli che sono i risultati concreti delle azioni, intendendo i risultati verificabili nel breve ma anche appunto le ricadute nel lungo periodo. Una valutazione complessa, realizzata secondo schemi che guardano all’efficienza, all’efficacia e agli impatti tutti delle azioni ad interesse sociale.

Fare valutazione dell’impatto sociale di un’azione che ha rigenerato e destinato a nuovo uso lo spazio pubblico cosa significa allora? Parto dalla definizione di spazio pubblico. In una prima accezione, esso può essere definito come un sistema di vuoti urbani, e ciò soprattutto dal punto di vista più architettonico e urbanistico. Dall’altra tuttavia lo spazio pubblico è anche da leggere come “bene pubblico“, quindi -soprattutto dal punto di vista economico ma anche sociologico- come “risorsa” con caratteristiche d’uso sociale, collettivo. Comparando le definizioni la differenza è assoluta: lo spazio come vuoto da una parte, lo spazio nella sua destinazione d’uso e nella capacità di sfruttarlo in una determinata finalità sociale dall’altra. È proprio guardando a questa differenza di definizione che possiamo inserire la riflessione sul valutare l’impatto sociale di azioni che siano fatte all’interno dello spazio pubblico, azioni che permettono di trasformare il luogo da “vuoto urbano” – da spazio non utilizzato se non per finalità di transito  e comunque non percepito – a spazio nel quale si costruisce relazione sociale, si costruiscono momenti di incontro e di confronto, si genera un valore aggiunto in termini di benessere delle persone e si riducono esternalità negative come quelle legate al degrado dello spazio pubblico. Investire su azioni che rigenerino gli spazi, anche semplicemente aumentando la “bellezza percepita” di un luogo pubblico crea una esternalità positiva, un maggiore senso di benessere.

Ciò come dimensione di impatto più semplice ed individuale. Ma nel caso di azioni in cui il cittadino è addirittura chiamato ad investire esso stesso nella rigenerazione di un luogo pubblico è comprensibile come si attivino cambiamenti comportamentali: dal senso di partecipazione alla volontà di contribuzione al bene comune, al nuovo atteggiamento verso il bene pubblico al benessere individuale nel goderne. Con un possibile impatto indiretto ulteriore nel lungo periodo, poiché le persone sono portate ad assegnare una nuova rilevanza allo spazio pubblico, una nuova destinazione d’uso, con maggiore probabilità di contribuire successivamente al suo mantenimento o al suo ulteriore abbellimento, trasformando il senso collettivo di quel luogo.

Chiaro ora il perché ha senso valutare l’impatto sociale all’interno dello spazio pubblico  e cosa  può  misurare  la  valutazione  d’impatto  sociale all’interno dello spazio pubblico. Essa può  misurare quello che non è esclusivamente materiale, ma quello che genera miglioramenti nella qualità della vita dei singoli e nella collettività all’interno di un territorio, di un quartiere, della città. Su queste dimensioni è utile lavorare per dimostrare quanto, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale, il mettere insieme anche attori di genere diverso, ente pubblico con attori di terzo settore ma anche con la cittadinanza stessa che si può fare attiva in questi processi, può generare un benessere, può generare valore economico e sociale, non solo di breve ma soprattutto di medio e di lungo periodo.

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