Per una legge europea sull’impresa sociale

9 Marzo 2017

Con il professor Antonio Fici, sul suo ultimo studio fatto per il Parlamento europeo.
“La speranza adesso è che dagli studi si passi ai fatti, cioè a concrete iniziative legislative che individuino e promuovano le imprese sociali.”

Le imprese sociali sono soggette ad una legislazione ad hoc in un numero crescente di giurisdizioni europee e le istituzioni dell’Unione Europea si stanno attrezzando per realizzare iniziative legislative in materia. Con lo scopo di fare più chiarezza il Dipartimento tematico Diritti dei cittadini e Affari costituzionali del Parlamento Europeo ha commissionato, supervisionato e pubblicato, proprio qualche giorno fa, l’approfondimento “Una legge europea sull’impresa sociale”.

Lo studio è stato condotto dal professor Antonio Fici, che insegna Diritto privato nell’Università del Molise ed è consulente del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per la riforma del Terzo Settore. Il professor Fici da diversi anni collabora stabilmente con Euricse sui diversi progetti di ricerca in tema di diritto comparato delle società cooperative e delle imprese sociali.

Abbiamo approfittato di questa nuova pubblicazione per rivolgergli qualche domanda in merito allo stato dell’arte della legislazione sull’impresa sociale nell’ambito europeo.

Quel è il significato e l’importanza di questo studio?

R: Lo studio costituisce la dimostrazione di come tra le istituzioni europee il tema degli enti dell’economia sociale, ed in particolare delle imprese sociali, stia assumendo un’importanza sempre maggiore. In questi soggetti l’Unione europea sembra fare sempre più affidamento per elevare il tasso di socialità che connota il mercato unico, ma anche come antidoto ai fallimenti del mercato e alla crisi occupazionale. La speranza adesso è che dagli studi si passi ai fatti, cioè a concrete iniziative legislative che individuino e promuovano le imprese sociali.

Perché una normativa su misura per le imprese sociali è essenziale perfici lo sviluppo di questa forma d’impresa?

R: Una legislazione specifica è essenziale per lo sviluppo delle imprese sociali per diverse ragioni, che nello studio sono presentate ed esposte nel dettaglio. In particolare, essa permette agli imprenditori sociali di segnalare e veicolare la loro distinta identità di fronte ai vari stakeholder, ed in questo modo avvantaggiarsi dei vantaggi competitivi che l’operare sotto il marchio legale di “impresa sociale” dovrebbe essere in grado di garantire loro. Lo sviluppo notevole del fenomeno dell’impresa sociale che si è verificato in paesi come Italia ed Inghilterra all’indomani dell’approvazione di leggi specifiche sull’impresa sociale è forse la prova storica più evidente di quanto lo studio teorizza. Anche la crescente tendenza degli Stati Membri a dotarsi di leggi sull’impresa sociale sembra dimostrare la medesima cosa. Oggi, già almeno 18 paesi dell’Ue hanno leggi specifiche sull’impresa sociale, e qualcuno persino più di una.

Quali sono i modelli di regolamentazione dell’impresa sociale esistenti?

R: I modelli di disciplina dell’impresa sociale si possono classificare e catalogare in vario modo. La più importante distinzione è, però, quella tra leggi europee nelle quali l’impresa sociale è una particolare forma di cooperativa o di società di capitali e leggi europee nelle quali l’impresa sociale è una qualifica normativa che organizzazioni con diversa forma giuridica (fondazione, associazione, cooperativa, società di capitali, ecc.) possono acquisire, purché soddisfino alcuni requisiti comuni necessari ai fini dell’assunzione e conservazione di questa qualifica. Nello studio si analizzano entrambi i modelli e si conclude dando preferenza al secondo modello, che è peraltro quello attualmente vigente in Italia per effetto del d.lgs. 155/2006.

Quali sono gli elementi fondamentali dell’identità giuridica di un’impresa sociale?

R: L’identità giuridica dell’impresa sociale dipende, ovviamente, dalla legislazione nazionale che la ha ad oggetto. Tuttavia, a livello europeo, sembra stia emergendo un’identità condivisa. Nello studio si individuano i tratti identitari che formano il nucleo comune dell’impresa sociale europea. Tra essi particolare importanza hanno l’agire senza scopo di lucro prevalente e per finalità di interesse generale, lo svolgere un’attività d’impresa di utilità sociale, il possedere una struttura interna di governance democratica o quanto meno partecipativa ed inclusiva dei vari stakeholder dell’impresa sociale. Naturalmente, questi profili sono declinati in forma diversa da ciascuna legge europea.

Quali sono le principali raccomandazioni su potenziali forme e contenuti di uno statuto giuridico europeo?

R: Nello studio si raccomanda l’adozione di una legge europea che riconosca e disciplini l’impresa sociale come una particolare qualifica normativa (o status giuridico). Al riguardo si suggerisce altresì la denominazione di “impresa sociale europea” da riservarsi alle organizzazioni imprenditoriali che rispettino questo statuto europeo e siano dunque in possesso di tutti i requisiti identificativi dell’impresa sociale europea. Nello studio si suggerisce poi di individuare questi requisiti identificativi sulla base della legislazione vigente negli Stati membri ed in particolare di quella comune identità di cui si diceva in precedenza. Per effetto di questo statuto sulla “impresa sociale europea”, ciascuno Stato membro dell’Ue finirebbe dunque per avere una legge sull’impresa sociale che identifica allo stesso modo l’impresa sociale, facendo peraltro salve le specificità di ciascun ordinamento europeo. L’uniformità riguarderebbe gli elementi essenziali dell’identità delle imprese sociali e contribuirebbe non poco allo sviluppo delle imprese sociali, accrescendone la visibilità a livello europeo.

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