L’innovazione nelle cooperative agricole: la ricerca

16 Gennaio 2019

Passaggio al biologico in cima all’agenda dei produttori

Borzaga: le coop agricole mediano le conoscenze

Mattarei: ora un patto fra istituzioni, produttori e ricerca

 

Ad aver introdotto migliorie e innovazioni recenti sono perlopiù le cooperative vitivinicole e ortofrutticole. In cima all’elenco delle priorità di cambiamento (tecnico, tecnologico, culturale) c’è la volontà di convertire le prassi produttive nel rispetto di nuovi standard sostenibili, scegliendo il metodo biologico. Ancora: l’appartenenza alla forma cooperativa è fonte d’orgoglio nonché scelta ponderata. Sono solo alcuni dei risultati emersi dalla ricerca condotta da Euricse, supportata dalla Federazione Trentina della Cooperazione e dedicata all’analisi delle nuove competenze specialistiche nell’ambito commerciale, del marketing, della conservazione e delle tecniche produttive. Il titolo è “La cooperativa agricola fra tradizione e innovazione. Il caso della provincia di Trento” e aiuta a superare un apparente ossimoro: un’attività antica come quella agricola sa adattarsi alle nuove istanze del mercato, mostrando attenzione ai cambiamenti in atto e mostrando capacità di condividere nella propria rete le conoscenze necessarie per crescere (quindi innovare).

La ricerca. Come si trasferiscono le conoscenze? Come si generano i processi di innovazione? Quanto si innova e verso quali obiettivi? E come vengono coinvolti i soci? La ricerca, condotta da Eddi Fontanari, ricercatore di Euricse, cerca di rispondere – tra le altre – a queste domande. Lo studio si concentra sul ruolo delle cooperative moderne nella diffusione di conoscenza e innovazione. Si tratta, nello specifico, di un’analisi realizzata attraverso le risposte dei protagonisti: sono state intervistate 19 cooperative e 135 soci. Questionari mirati rispettivamente alle figure apicali e ai soci delle cooperative attive in Trentino nei settori ortofrutticolo, vitivinicolo, lattiero-caseario, zootecnico.

I risultati. Più d’una le evidenze emerse dalle risposte. Interrogate sul fronte dell’innovazione, le figure apicali delle cooperative agricole trentine si dimostrano consapevoli del loro ruolo nell’ammodernamento della filiera agroalimentare. Le innovazioni introdotte sono state principalmente di prodotto, di processo e organizzative. Quattordici cooperative su 19 hanno dichiarato infatti che tra il 25% e il 50% delle innovazioni s’è deciso di agire sulla gamma dei prodotti venduti sul mercato. Undici cooperative hanno invece ribadito che tra il 25% e il 30% e il 20% e il 25% si è trattato di innovazioni rispettivamente di processo e organizzative. Meno rilevanti sono risultati invece gli sforzi profusi e le modifiche apportate al marketing.

Non tutti i settori mostrano il medesimo andamento. L’ortofrutticolo registra il più alto tasso di innovazioni nella conservazione e nella prima lavorazione, mentre il vitivinicolo e il lattiero-caseario nella fase di trasformazione. Nell’ortofrutticolo e nelle cantine sociali l’attività innovativa si è dedicata infine agli aspetti organizzativo-gestionali e finanziari, ovvero all’efficientamento della struttura interna.

Dalle interviste emerge poi come l’opera di innovazione si sia ampliata. Le cooperative hanno infatti lavorato molto al miglioramento delle tecniche colturali/agronomiche, soprattutto con riferimento all’ortofrutticolo e al vitivinicolo, investendo molto nella lotta biologica e dunque (soprattutto nell’ortofrutticolo) anche nella revisione dei mezzi di produzione e nell’introduzione di varietà più resistenti.

Ma perché si innova? Secondo le cooperative, l’intero processo innovativo è stato guidato sia dalla volontà di ridurre i costi e incrementare i ricavi (13 su 19) sia dall’intento di investire sull’immagine e la reputazione aumentandone così la competitività sul mercato (11). A livello generale, però, a emergere con maggior forza è la convinzione che a presiedere e governare il processo innovativo sia la cooperativa (15 casi su 19) o comunque (anche) il consorzio di appartenenza (9) e solo secondariamente i soggetti esterni al sistema produttivo, quale per esempio l’Istituto agrario/Università (6).

Il ruolo dei soci. Da segnalare, nel processo di innovazione, il livello di partecipazione: più dei tre quarti dei rispondenti ha dichiarato di essersi sentito parte attiva, indipendentemente dalla classe dimensionale dell’organizzazione di appartenenza e in misura maggiore rispetto agli altri ambiti prettamente gestionali.

“Le risposte date dai soci rilevano, innanzitutto, la presenza di un tessuto associativo sano e vitale – commenta Eddi Fontanari, autore della ricerca – I produttori trentini dichiarano infatti di aderire alla cooperativa in quanto credono ai valori e ai principi sottesi al modello e alle sue capacità di garantire uno sbocco sicuro alla loro produzione. Dunque, non per una mancanza di alternative di vendita o per mere motivazioni economiche (di prezzo). I contadini si mostrano in particolare consapevoli anche dell’importanza dell’innovazione in agricoltura e della sua utilità nell’individuazione di soluzioni ecocompatibili. Gran parte di questa consapevolezza sembra derivare proprio dal contesto sociale in cui sono inseriti e in particolare dalla formazione offerta dalle cooperative agricole ai propri soci così come dai rapporti particolarmente intensi con i tecnici e gli altri soci”.

“Trova quindi fondamento – precisa Carlo Borzaga, presidente di Euricse – l’ipotesi del ruolo delle cooperative nel creare delle vere e proprie comunità di pratica e nel favorire un valido collegamento tra i contadini e gli stakeholder di filiera, compresi gli appartenenti al mondo scientifico e della ricerca”. “Non va dimenticato – ricorda Borzaga – che il sistema cooperativo trentino, e l’indotto generato dal comparto, incidono per il 6,2% circa sul Pil generato dall’intero sistema economico provinciale. Per essere chiari: parliamo di circa un miliardo di euro l’anno”.

“E, più in generale, il settore agricolo è gestito ne 90% dei casi da cooperative” ricorda Marina Mattarei, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione, che pensando alle sfide inderogabili che attendono il settore, lancia subito un’idea: “Un patto di sistema tra istituzioni e mondo della ricerca, per codificare una visione unitaria e far fronte comune ai bisogni futuri, risolvendo anche le criticità che esistono e non vanno nascoste, bensì affrontate”.

Un invito alla collaborazione fra produttori, istituzioni, categorie e mondo della ricerca per affinare le strategie. Un invito, ancora, rilanciato dall’assessora provinciale all’agricoltura Giulia Zanotelli che, tra le altre, ricorda le scadenze del Programma di Sviluppo Rurale (PSR). “Sin dal mio insediamento – dice – ho ribadito la necessità di avviare un percorso che porti a una programmazione puntuale di tutte le attività, e già nelle prossime settimane partiranno gli incontri sul territorio”. Anche Zanotelli rimarca la necessità di creare una congiunzione fra sistema della ricerca e produttori. Obiettivo: “Applicare i risultati e valorizzare al meglio un settore, l’agricoltura, centrale per il Trentino”.

Qui è possibile scaricare la ricerca

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