Dall’«all for business» al «business for all»: a scuola di impresa sostenibile con Euricse, Dynamo Camp e Fondazione Adriano Olivetti

24 Giugno 2019

di Silvia Pagliuca

«Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti? Non vi è qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?». A chiederselo fu – prima di altri – Adriano Olivetti, imprenditore che seppe trasformare la propria industria in un laboratorio culturale destinato ad avere grande impatto nella società italiana. Avviò infatti un vero e proprio piano di welfare aziendale mettendo al centro i lavoratori, convinto che il loro benessere non fosse accessorio per la vita dell’impresa, ma anzi ne fosse elemento fondante. Un modello che, oggi più che mai, sembra riscoprire tutta la sua validità e attualità. Ne è la prova l’attenzione riservata dalle aziende del mondo profit alla seconda edizione dell’Executive School organizzata da Fondazione Adriano Olivetti e Dynamo Camp con la collaborazione di Euricse e il sostegno di Reale Mutua.

Gianluca Salvatori durante uno dei suoi interventi all’Executive School

Oltre 20 top manager tra Responsabili HR, CSR, Corporate Strategy, Innovation e Comunicazione di 9 aziende (Gruppo Ferrovie dello Stato, Icrea, PWC, BusItalia, Reale Mutua, Confindustria sezione dispositivi medici, Anas, Intercos e Garc impresa edile) si sono confrontati sulla tematica del fare impresa in modo responsabile. L’hanno fatto con la guida di una faculty d’eccezione, composta tra gli altri da Beniamino de’ Liguori Carino, Serena Porcari, Carlo Borzaga, Gianluca Salvatori, Paolo Fontana, Giuseppe Berta, Leonardo Becchetti, Mario Calderini e Annalisa Galardi. Con un doppio appuntamento – a Ivrea, la città di Adriano Olivetti, dal 30 maggio all’1 giugno, e a Limestre, dal 16 al 21 giugno – i partecipanti hanno avuto modo di discutere delle molteplici possibilità che possono nascere dall’incontro tra gli obiettivi di profitto e la responsabilità sociale d’impresa, lavorando su casi studio e cimentandosi in laboratori creativi ed esperienze outdoor. Attività non convenzionali come cene al buio o serate di improvvisazione teatrale che hanno consentito ai corsisti di sviluppare maggiori abilità di leadership e di affinare le proprie capacità di team building, riscoprendo una nuova umanità, anche nel business.

Un momento di riposo durante l’attività outdoor a Limestre

Un percorso che li ha portati a lavorare in team per elaborare dei project work: idee concrete che potrebbero presto diventare realtà. Dalla creazione di un’App che indica i posti di ristoro per persone disabili lungo la rete delle statali italiane (messa a punto da Anas) alla prevenzione del dissesto idrogeologico con la collaborazione di una startup innovativa che ha sviluppato droni per la geomappatura fluviale (idea promossa da Reale Mutua) alla messa a disposizione di spazi dismessi per laboratori di inserimento laboratorio (proposta del Gruppo di Ferrovie dello Stato). Esempi efficaci che dimostrano come le ragioni di business potrebbero efficacemente combaciare con obiettivi etici e di sostenibilità sociale, culturale, ambientale.

Lo staff dell’Executive School con i nostri Gianluca Salvatori e Paolo Fontana

«La Corporate Social Responsability, così come è stata pensata fino a qualche anno fa, non basta più. Oggi, dobbiamo passare dal mantra dell’ “all for business” a quello del “business for all”. Ciò significa integrare i valori legati alla sostenibilità d’impresa direttamente nel proprio piano strategico, con la consapevolezza che ne beneficeranno sia la comunità che i bilanci. Un’azienda che genera valore sociale condiviso è infatti più resiliente e performante» – conferma Paolo Fontana, responsabile formazione Euricse, anticipando che l’Executive School tornerà anche il prossimo anno con una nuova edizione per diffondere sempre di più il messaggio che realizzare un pieno equilibrio tra profitto e sostenibilità non è un’utopia. Anzi, come diceva Olivetti: «Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande».

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