Cooperazione: l’alternativa possibile per ricompattare economia e società

4 Giugno 2019

Con il fallimento del sistema keynesiano-welfarista e con gli evidenti limiti del neoliberismo, qual è il modello capace di rispondere alle sfide della contemporaneità? La domanda che ha dato avvio all’incontro “Tertiun (non) datur” organizzato da Euricse in occasione della 14°edizione del Festival dell’Economia ha trovato risposta nella terza via possibile: la cooperazione. Mai realmente presa sul serio, si dimostra invece, efficace e concreta per rispondere alle sfide economiche, culturali e sociali odierne. Ecco perché.

Come ricordato da Giancarlo Provasi, prof. di Sociologia economica all’Università di Brescia, la crisi dei mutui subprime del 2008 non ha solo comportato lo scoppio della bolla finanziaria e il brusco rallentamento dell’economica globale, ma ha irrimediabilmente limato la fiducia riposta nei meccanismi emulativi propri della narrazione neoliberale a cui si sono sovrapposti sentimenti di invidia e risentimento. Ciò ha quindi generato fenomeni di disagio sociale crescenti che hanno trovato naturale approdo nei movimenti politici populisti e sovranisti. «In questo contesto – ha avanzato Provasi – è necessario identificare un nuovo assetto che possa consentire un’uguaglianza morale, prima ancora che sociale, superando le frammentazioni tipiche del modello neoliberale».

Serve quindi un pensiero alternativo all’altezza della sfida. Pensiero che Carlo Borzaga, presidente di Euricse, ha identificato nel meccanismo della cooperazione, intendendo con esso la propensione a unirsi per risolvere problemi comuni con una visione comune. Un modello che proprio nell’ultimo decennio, mentre l’impresa tradizionale andava indebolendosi, si è fatto sempre più solido e diffuso. «L’agire cooperativo – ha affermato Borzaga – può essere interpretato come un vero e proprio meccanismo di coordinamento, alla pari del mercato e dello Stato. Si aprono così interessanti prospettive soprattutto in una fase come quella che stiamo vivendo, caratterizzata dalla ricerca di un cambio di paradigma, di un’alternativa al liberismo economico che nei fatti sta dimostrando la sua insostenibilità». 

Ma, per quanto di recente si sia iniziato a ragionare su una concreata possibilità di ricorrere al meccanismo cooperativo come valida alternativa sia allo Stato che al mercato, restano ancora numerose le diffidenze, tanto che tale modello viene spesso ritenuto marginale, indipendentemente dai numeri. È dunque essenziale cambiare anche il paradigma comunicativo e relazionale per poter favorire la valorizzazione di tale “alternativa possibile”. «Siamo sempre stati abituati a relazionarci secondo un approccio assembleare, concentrandoci più sulla difesa delle proprie idee che sull’ascolto dell’altro. È tempo di cambiare. Ascolto attivo, confronto creativo e gestione dei conflitti dovranno assolutamente entrare nella cassetta degli attrezzi di chi oggi è impegnato in iniziative partecipative di rivitalizzazione e rinsaldamento non solo della società civile, ma della democrazia tutta» – ha avvertito Marianella Sclavi, sociologa e fondatrice di Ascolto Attivo.

Un compito sfidante, dunque, che potrebbe consentire di replicare all’ormai celebre affermazione di Margaret Tatcher – “There is no alternative” – affermando che una terza via esiste ed è concretamente declinabile nel meccanismo cooperativo.

Tertium (non) datur: l’alternativa cooperativa

Qui il video dell’evento
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