Sintesi del rapporto “Abitabilità a Trento: un quadro interpretativo”

3 Febbraio 2014

di Francesco Minora e Riccardo Pasi

Trento, 3 febbraio 2014

 

Il rapporto di ricerca “Abitabilità a Trento: un quadro interpretativo“, presentato in Sala degli affreschi presso la Biblioteca Comunale di Via Roma Trento lunedì 3 febbraio 2014, è uno degli esiti dell’attività di ricerca condotta da Francesco Minora nell’ambito del progetto “Produzione di abitabilità e condizioni di efficacia di interventi di Social Housing” cofinanziato dalla Commissione Europea e dalla Provincia di Trento nell’ambito del programma “Trentino – PCOFUND-GA-2008-226070” grazie a una borsa Marie Curie post doc 2010 incoming (call 1).

Il rapporto è stato redatto con la collaborazione di Riccardo Pasi. Il lavoro è stato realizzato nell’ambito di un accordo di programma tra Euricse, promotore dell’iniziativa, e il Comune di Trento, che ha gentilmente fornito buona parte dei dati su cui il rapporto è costruito.

Il rapporto effettua un’analisi dal 2000 al 2010 dei 47 quartieri di Trento. Esso raccoglie complessivamente 50 indicatori e un numero consistente di mappe, tabelle, grafici e fotografie. Il lavoro ha quattro obiettivi principali:

–       rileggere e reinterpretare i dati sulla condizione abitativa di Trento alla scala di quartiere mediante l’utilizzo di mappe e cartogrammi;

–       connotare alcune forme abitative ricorrenti, spostando l’attenzione dal disagio abitativo, ai caratteri socio-insediativi di cui i quartieri sono espressione;

–       osservare la distribuzione territoriale di alcuni fattori che incidono in modo strutturale sulle scelte abitative;

–       offrire un paniere di indicatori utili a monitorare gli effetti sociali delle trasformazioni urbanistiche, indicare le eventuali sproporzioni e i relativi stress prodotti, fornendo indicazioni a operatori pubblici e privati per lo sviluppo del territorio.

L’abitabilità in questo lavoro non è indagata come un sinonimo di qualità della vita, né come insieme di gusti e preferenze individuali e personali dei cittadini. Essa è qui intesa come l’esito dell’interazione che gli abitanti hanno con il territorio in cui sono inseriti mediante le proprie istituzioni; essa è l’insieme delle opportunità e dei vincoli che orientano le loro scelte abitative.

Per operativizzare un concetto così complesso, si è partiti dalla constatazione che un territorio, per essere abitabile, deve in qualche misura essere urbanizzato. Si sono quindi declinate le categorie analitiche classiche usati per descrivere l’urbanità rispetto agli scopi del lavoro: l’eterogeneità socio-funzionale, che serve a descrivere l’identità di un quartiere, l’accessibilità socio-economica, che aiuta comprendere i rapporti di proporzione tra dimensione pubblica e privata e la densità della distribuzione dei servizi rispetto alla popolazione residente.

Per ognuno di questi ambiti di analisi si sono prodotte altrettante ipotesi: la prima è che un territorio è abitabile se si dimostra essere in grado di ripensare la propria identità.

Per indagare questa ipotesi si è effettuata un’analisi delle destinazioni d’uso del Piano Regolatore Comunale, cercando di indagare la vocazione residenziale dei quartieri di Trento. Si sono individuati quali quartieri più di altri presentano elevati indici di residenzialità, cioè sono stati pianificati o si sono evoluti con lo scopo di accogliere abitazioni e quali quartieri, invece, presentano una sola funzione prevalente.

Trento, in quanto città alpina, manifesta per buona parte dei suoi quartieri una vocazione agro-forestale, soprattutto per quanto attiene i versanti. L’analisi individua però altri quartieri in cui si evidenzia un mix di funzioni, indicatore utile a comprendere se un quartiere facilita l’insediamento di popolazione residente o al contrario la sfavorisce.

L’analisi prosegue ponendo particolare enfasi su due fenomeni demografici: da un lato il fenomeno migratorio, concentrato, come noto, nella parte settentrionale della città. Dall’altro si è osservato l’incremento di famiglie unipersonali. I quartieri in cui si concentrano queste popolazioni sono quelli in cui la popolazione cambia più rapidamente che in altri.

Se il processo di insediamento di stranieri avviene in un quartiere con elevato indice di residenzialità, come nel caso di Canova, il rischio è quello di una ghettizzazione. L’analisi però di fatto mostra che questi rischi sono contenuti a Trento: non si rilevano forti concentrazioni di singole nazionalità nei quartieri e, nel caso specifico di Canova, si osserva la presenza di oltre 50 nazionalità differenti, rendendolo di fatto il quartiere multietnico.

Nel caso invece delle famiglie unipersonali, si osserva, ad esempio a S. Pio X e nel quartiere Santissimo, un ricambio generazionale: alla popolazione anziana sola, si sta sostituendo quella giovane e single, anche se l’intensità del fenomeno non è paragonabile alla immigrazione dei quartieri nord. Complessivamente le famiglie unipersonali sono passate dal 33% al 38% del totale. Quelle over 65 sono in calo dal 17% al 13%, mentre quelle under 30 passano dallo 0% al 4%.

Le previsioni di espansione del Piano regolatore, concentrando i volumi nella zona nord del capoluogo, da un lato favoriscono l’insediamento di popolazioni in aree dai costi immobiliari contenuti e relativamente sature, con conseguente riduzione del consumo di suolo; dall’altro però rischiano di generare ulteriori stress in un’area caratterizzata da forte eterogeneità abitativa e funzionale, acuendo gli stress insediativi avvenuti negli ultimi 10 anni.

La seconda ipotesi relativa all’accessibilità socio-economica prevede che un territorio sia abitabile se in grado di bilanciare la dotazione pubblica, sia in termini di stock immobiliare che infrastrutturale, con quella privata. Un territorio non servito dalla rete viaria sovralocale è scarsamente accessibile, così come un territorio caratterizzato dall’assenza di edilizia pubblica è accessibile solo ad alcune fasce di popolazione con maggiori disponibilità economiche.

L’indagine mostra l’elevato indice di proprietà immobiliare privata, in linea con l’andamento nazionale, soprattutto per quanto attiene i versanti. L’edilizia pubblica in affitto si concentra in pochi quartieri (Madonna Bianca, Piedicastello, S. Bartolomeo, S. Giuseppe, S. Pio X) che non coincidono con quelli in cui si sono insediati gli stranieri.

Si deve osservare che il vertiginoso aumento dei prezzi immobiliari delle nuove costruzione (media 74% nel decennio) è avvenuto in alcuni di questi quartieri, tendenzialmente in aree sature vicine al centro città. La ricerca mostra inoltre che la diffusa presenza di stranieri non ha diminuito il valore immobiliare delle zone nord, come si è tipicamente abituati a pensare. Al contrario esso è cresciuto leggermente meno della media (69%), comunque più del versante occidentale (57%), il quale rimane l’area meno costosa del capoluogo.

Una terza ipotesi è che un territorio è abitabile in base alla presenza e distribuzione dei servizi rispetto alla popolazione residente. L’indagine condotta sugli standard urbanistici, mostra che Trento, fatta eccezione per l’istruzione di base e i parcheggi, presenta una dotazione al sopra di quanto prevede la norma. La zona nord presenza diverse criticità, ma di fatto conferma la propria disomogeneità concentrando i servizi a Gardolo.

Ne emerge un quadro fatto da sei forme abitative che non si ha qui lo spazio di approfondire. Il rapporto di ricerca sarà presto disponibile online ai seguenti link www.professionaldreamers.net e euricse.d.gummyindustries.com.

 

Per ulteriori informazioni:

UFFICIO STAMPA – [email protected]
> Aleksandra Bobic – EURICSE Tel. +39 0461 283782 – Mob. +39 346 8830052
Erika Gardumi – RIZOMA Tel. +39 051 0563855 – Mob. +39 339 5084596

x