Quando la ricerca si fa dentro le imprese sociali

13 Settembre 2018

Bodini al Workshop WIS: “Ricerca e sviluppo, investimenti in crescita”

 

La trasformazione in atto è presto sintetizzata: dalla ricerca sull’impresa sociale s’è arrivati alla ricerca dentro l’impresa sociale. Una variazione lessicale che rende sostanziale il cambiamento in corso e che traduce la spinta crescente, attualissima, verso l’innovazione, di processi e di prodotti insieme. Un’attenzione che le imprese sociali – grandi o piccole che siano – manifestano amplificando la spesa dedicata alla voce “ricerca e sviluppo” nonché dotandosi di uffici interni dedicati e specializzati. Dalla ricerca sull’impresa sociale alla ricerca nell’impresa sociale, per l’appunto.


Di tutto questo s’è parlato nella giornata di apertura del XVI Workshop sull’Impresa sociale (WIS), in agenda a Riva del Garda fino a venerdì 14 settembre. Nella sessione parallela moderata e ideata da Riccardo Bodini, coordinatore di Euricse, s’è cercato così di fotografare i processi su cui, con crescente consapevolezza, si sta investendo nel mondo profit quanto non-profit.
“Ogni anno, in Italia, vengono spesi 13 miliardi di euro in ricerca e sviluppo”, ha esordito Bodini. Un dato che rappresenta peso e profilo dell’economia della conoscenza. “E a emergere – ha aggiunto il coordinatore di Euricse – è una fisionomia diversa rispetto alle prassi diffuse nelle imprese di stampo prettamente fordista. Ciò che si palesa, infatti, è piuttosto una rete aperta, un dialogo tra attori diversi e con competenze diverse, che si approcciano reciprocamente in una medesima logica d’innovazione aperta”. L’esito è “un processo democratico, più accessibile”. E le imprese sociali non fanno eccezione.
“Euricse – ha spiegato Bodini – è una fondazione che si occupa di ricerca e che, al tempo stesso, cerca di trasferirla, affiancando le imprese attraverso un processo di consulenza e accompagnamento”. Un’attività che ha portato all’attenzione della Fondazione la vivacità dell’ecosistema dell’economia sociale. “Sempre più spesso ci imbattiamo in realtà che al loro interno si dotano di un ufficio di R&D – ha ribadito Bodini – Un’osservazione empirica, questa, che si riflette anche nei dati. Così come indicato dall’ultimo osservatorio Isnet sull’impresa sociale, sono in progressivo aumento gli investimenti in innovazione (le imprese che hanno sviluppato nuovi prodotti e servizi sono il 13,7% in più; quelle che hanno identificato nuove aree geografiche in cui operare sono l’8,3%, ndr)”.
Per rendere esplicite alcune delle pratiche più vivaci nella ricerca, la platea ha potuto ascoltare tre casi esemplari, scelti per l’occasione da Euricse: la cooperativa sociale Andropolis (Gardone); il consorzio Cascina Clarabella (Iseo) e il contratto di rete LYNXS. “Tre realtà significative per le innovazioni adottate e che rappresentano tre livelli diversi: una cooperativa sociale, un consorzio e un contratto di rete – ha sottolineato Bodini – Tre realtà, ancora, che dimostrano l’eterogeneità dell’innovazione possibile, che è sia tecnologica sia nei processi aziendali sia nei prodotti”.
E se ognuno dei tre casi è testimone di idee e declinazioni originali, quattro sono i fattori comuni elencati da Bodini. Quattro caratteristiche che sintetizzano altrettanti ingredienti che concorrono a innovare e farsi innovatori: “Apertura alle relazioni verso l’esterno (che sia con imprese profit o istituzioni di ricerca); competenze: ovvero saper riconoscere il fabbisogno e andarselo a cercare; attenzione all’architettura organizzativa; infine radicamento territoriale”. Non mancano le sfide: innovare significa (anche) “irretire connessioni sempre più fitte” ha concluso Bodini. Il che implica maggiore fiducia reciproca. Verso il medesimo obiettivo: generare opportunità.

x