Cooperazione sociale e impresa sociale in Trentino Alto Adige: quali prospettive dopo la riforma del Terzo settore?

27 Novembre 2017

La recente riforma del Terzo settore ha introdotto sostanziali mutamenti nel contesto normativo nazionale con effetti anche per la cooperative sociali. Se ne è parlato il 24 novembre 2017 in un convegno nella Sala della Cooperazione di via Segantini promosso dalla Regione Trentino Alto Adige, in accordo con le Province autonome di Trento e Bolzano, con le Centrali cooperative regionali e con Euricse.
Gli interventi dei relatori e la successiva tavola rotonda, moderata dal professor Carlo Borzaga, hanno approfondito i contenuti della riforma nazionale e messo a fuoco i punti di una possibile revisione della legge regionale n. 24/1988 sulla cooperazione sociale. L’obiettivo è quello di tutelare le specificità delle cooperative sociali riaffermando al contempo il ruolo del Trentino – Alto Adige come laboratorio di innovazione in questo ambito.

Di seguito le sintesi delle relazioni del convegno.
Chiara Carini, ricercatrice di Euricse, ha presentato il quadro della cooperazione sociale e dell’impresa sociale in Trentino Alto Adige. Complessivamente le cooperative sociali attive in regione sono 276: 109 in Trentino con 6.400 lavoratori retribuiti e quasi 200 milioni di valore della produzione, e 167 in provincia di Bolzano, con 2.120 lavoratori e 94 milioni di valore della produzione.
Il sistema si è progressivamente consolidato negli anni: nel 2011 le cooperative sociali nelle due province erano in totale 120. La loro attività si concentra soprattutto in due settori: sanità e assistenza sociale, che assorbe il 73% degli addetti, e servizi di supporto alle imprese con il 14% degli addetti.
Tra le due province si registra una significativa differenza in termini di dimensioni: le cooperative sociali trentine contano mediamente 59 addetti, quelle altoatesine 13.
Anche negli anni della recente crisi le cooperative sociali della nostra regione hanno saputo gestire bene le criticità mantenendo risultati positivi. Dal 2008 al 2015 il loro valore aggiunto è cresciuto circa del 60%. Il loro peso nel settore della sanità e assistenza sociale risulta particolarmente marcato in Trentino, dove le cooperative sociali assorbono il 58,5% del totale degli addetti in imprese private del settore e generano il 10,5% del valore aggiunto del settore.
Antonio Fici, professore di diritto privato all’Università del Molise e consulente del Ministero del lavoro e delle politiche sociali in tema di terzo settore, nella cui veste ha contribuito alla redazione del testo della riforma, ha evidenziato le implicazioni per la cooperazione sociale.
“Con l’approvazione della riforma la categoria degli enti del Terzo settore acquista dignità legislativa al pari delle società lucrative e delle società mutualistiche. In passato nei rapporti con la pubblica amministrazione e il fisco la mancanza di chiarezza sul concetto di terzo settore era all’origine di una serie di effetti negativi. Le norme della riforma uniscono il Terzo settore nelle sue differenze, a tutto vantaggio anche della nostra società e della nostra economia”.
Luciano Gallo, avvocato amministrativista esperto di rapporti fra Pubblica amministrazione e Terzo settore, ha parlato dei cambiamenti che potranno intervenire nei rapporti e nelle modalità di collaborazione tra pubblico e privato dopo la riforma del Terzo settore.
“La riforma introduce nuovi strumenti non competitivi, come sono ad esempio le gare pubbliche governate dal codice dei contratti, ma di collaborazione, con cui si cerca di dare risposta ai bisogni del territorio. Sono la co-programmazione, la co-progettazione e l’accreditamento”.
Carlo Borzaga, presidente di Euricse, sulla riforma “la nuova legge ha il merito di istituzionalizzare il Terzo settore e le sue componenti, ma si poteva fare di più, sia nella semplificazione sia nell’unificazione delle varie misure e dei vari soggetti”.
A partire dai contenuti degli interventi del convegno sarà predisposto un documento che costituirà la base per il lavoro del Tavolo istituito tra le due Province autonome e le cinque centrali cooperative che operano in regione. Compito del tavolo è quello di elaborare una proposta di riforma della legge 24/1988 da sottoporre alla Regione.

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